Come nasce il cioccolato

Ma come si è arrivati alla scoperta del cioccolato?

5/20/20252 min read

photo of white staircase
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Come nasce il cioccolato: un viaggio dalle antiche civiltà alla tavoletta moderna

Quando oggi assaporiamo una tavoletta di cioccolato, difficilmente pensiamo alla lunga e affascinante storia che si cela dietro ogni singolo morso. Eppure, il cioccolato ha un passato millenario che parte da una pianta tropicale, la Theobroma cacao, e attraversa secoli di culture, riti sacri, scoperte e trasformazioni. Ma da dove nasce tutto? E chi ha scoperto per primo le misteriose fave racchiuse nella cabossa?

La cabossa: il frutto che racchiude il segreto del cacao

La storia del cioccolato comincia molto prima della conquista delle Americhe. Tutto parte dalla cabossa, il frutto dell’albero del cacao, che cresce spontaneamente nelle regioni tropicali dell’America Centrale e del Sud. Di forma ovale e dal colore giallo, arancio o rosso, la cabossa contiene al suo interno 20-50 fave di cacao immerse in una polpa dolce e biancastra.

Le antiche civiltà Olmeche, Maya e Azteche furono le prime a riconoscerne il valore. Già attorno al 1500 a.C., gli Olmechi (considerati la prima grande civiltà mesoamericana) furono probabilmente i primi a fermentare, essiccare e utilizzare le fave di cacao. Non ci sono documenti scritti da loro, ma resti archeologici suggeriscono l’uso del cacao in bevande cerimoniali.

Il cacao tra i Maya: una bevanda sacra

Con i Maya (circa 250-900 d.C.), il cacao assume un ruolo fondamentale nella cultura e nella religione. Chiamavano la pianta "cacahuaquchtl", mentre la bevanda ottenuta dalle fave fermentate, tostate e macinate era nota come "xocolatl". Questa bevanda era amara, speziata, densa, spesso arricchita con peperoncino, mais macinato o vaniglia. Nulla a che vedere con il nostro cioccolato dolce!

Il cacao era considerato un dono degli dèi – il nome stesso Theobroma cacao significa “cibo degli dèi” – e veniva usato nei rituali religiosi, nelle cerimonie matrimoniali e persino nei sacrifici. Inoltre, le fave di cacao erano talmente preziose da essere usate come moneta di scambio.

Gli Aztechi e l’impero del cacao

Gli Aztechi, che ereditarono e ampliarono le pratiche dei Maya, consideravano il cacao ancora più sacro. Il loro imperatore, Montezuma II, era solito bere decine di tazze di cacao al giorno, convinto che la bevanda avesse proprietà afrodisiache e rinvigorenti. Tuttavia, il cacao era riservato alle classi nobili e ai guerrieri.

L’arrivo del cacao in Europa avviene proprio grazie all’incontro – drammatico – tra due mondi.

La scoperta europea: Cortés e il primo incontro con il cioccolato

Nel 1502, durante il suo quarto viaggio, Cristoforo Colombo entra in contatto con le fave di cacao, ma non ne comprende il valore. Solo nel 1519, con Hernán Cortés, inizia la vera e propria "scoperta" del cioccolato per gli europei.

Quando Cortés e i suoi uomini arrivano nell’attuale Messico, vengono accolti dagli Aztechi che li scambiano per divinità. Durante la loro permanenza, Cortés osserva l’uso cerimoniale del cacao e la preparazione della bevanda xocolatl. Tornato in Spagna nel 1528, porta con sé semi di cacao, utensili per la preparazione e la conoscenza del suo utilizzo.

Dal rito sacro alla dolcezza europea

In Europa, la bevanda al cacao viene inizialmente consumata così come gli Aztechi la preparavano: amara e speziata. Tuttavia, ben presto viene adattata al gusto europeo: si comincia ad aggiungere zucchero di canna, cannella, latte, trasformando il cacao in una bevanda raffinata e dolce, apprezzata soprattutto nelle corti spagnole.

Durante il XVII e XVIII secolo, il consumo di cioccolato si diffonde in tutta Europa, ma resta ancora un prodotto di lusso. Solo nel XIX secolo, con l’industrializzazione, si fanno passi decisivi verso il cioccolato solido.